La barbabietola

La barbabietola rossa (o rapa rossa) è una pianta con una lunga tradizione mediterranea, coltivata già nell’antichità e apprezzata da greci e romani. Una radice carnosa e ricca di pigmenti betalainici, responsabili del suo colore intenso, che ha avuto fortune alterne nella storia della gastronomia: largamente diffusa, poi sempre meno apprezzata, oggi ha un consumo variegato a seconda delle culture. In Europa orientale è parte integrante della cucina tradizionale, come nel celebre borsch russo e ucraino, mentre negli Stati Uniti e in Europa occidentale ha faticato a trovare una collocazione stabile. Molti consumatori ne evitano il sapore terroso, causato dalla geosmina, una molecola organica che alcune persone percepiscono in modo più intenso di altre. Anche la difficoltà nella preparazione ha contribuito alla sua scarsa popolarità: bollirla a lungo (oltre a essere noioso) macchia le mani e sporca la cucina, scoraggiando il consumo domestico.

Eppure c’è un paese dove la barbabietola è intoccabile, un vero e proprio orgoglio nazionale: l’Australia. Qui, la piccola e paffuta rapa è un ingrediente imprescindibile dei celebri hamburger australiani, presenti in tutti i menù, dai fast food ai ristoranti gourmet. Già dagli anni Cinqunata le fettine di barbabietola marinate sono diventate un’aggiunta fissa ai panini, tanto che nel 1970 McDonald’s Australia le ha inserite nei suoi prodotti di punta. Questa abitudine, inizialmente nata come scherzo verso i soldati americani di stanza nel paese, si è trasformata in un tratto distintivo della cultura gastronomica locale. 

Negli ultimi decenni, l’industria alimentare ha cercato di superare le perplessità dei consumatori attraverso soluzioni pratiche e innovative: il marketing, dove non arrivava il gusto.  L’introduzione di barbabietole già cotte, tagliate e pronte all’uso, vendute sottovuoto o in vaschette richiudibili, ha reso il prodotto più accessibile, eliminando i fastidi legati alla preparazione: uno spuntino o un ingrediente rapido e semplice, con uno storytelling accattivante. 

Uno dei casi più riusciti è quello di Love Beets, un brand che ha rivoluzionato il modo di presentare la barbabietola. Attraverso un packaging colorato e invitante, porzioni pratiche e pronte al consumo, ha saputo trasformare la percezione del prodotto da “vecchio e noioso” a moderno e trendy. Campagne mirate sui social e le collaborazioni con chef e nutrizionisti hanno fatto il resto, rendendo la barbabietola un’opzione appetibile anche per un pubblico giovane. In Australia, la storica azienda Edgell ha puntato su un messaggio di freschezza e naturalità con la campagna “Bursting with Goodness”, che enfatizzava la qualità del prodotto in scatola. Le immagini pubblicitarie mostrano barbabietole “esplodere” fuori dalle lattine, a simboleggiare genuinità e freschezza, sfatando l’idea che gli ortaggi conservati siano meno salutari di quelli freschi.

Anche il settore beverage ha giocato un ruolo chiave nella rinascita della barbabietola. Il beet latte, una variante senza caffeina del classico cappuccino, ha spopolato tra i salutisti e gli amanti dei social grazie al suo colore fucsia naturale e alle sue proprietà antiossidanti. Questo fenomeno ha dato alla barbabietola una visibilità del tutto nuova, trasformandola in un ingrediente cool e instagrammabile.

Ultimo step della trasformazione: la barbabietola rossa ha conquistato un nuovo ruolo come superfood, grazie alle sue straordinarie proprietà nutrizionali. Ricca di nitrati naturali, favorisce la vasodilatazione e migliora l’ossigenazione muscolare, rendendola particolarmente apprezzata dagli atleti. Studi scientifici (australiani, naturalmente!) hanno dimostrato che il consumo di succo di barbabietola può aumentare la resistenza fisica e ridurre la fatica muscolare, tanto che alcuni lo definiscono un vero e proprio “doping legale”. Un esempio di successo in questo ambito è Beet It Sport, brand britannico leader nella produzione di shot di succo di barbabietola destinati agli sportivi. Ogni bottiglietta contiene una dose calibrata di nitrati, in linea con le raccomandazioni del Comitato Olimpico Internazionale. Questo posizionamento ha attirato l’attenzione di atleti di alto livello, tra cui maratoneti, ciclisti e squadre di rugby, contribuendo alla diffusione dell’idea che la barbabietola sia un alleato naturale per le prestazioni sportive.

Parallelamente, la barbabietola ha fatto il suo ingresso nella cucina stellata, dove chef di fama internazionale hanno iniziato a valorizzarla in preparazioni raffinate. Enrico Bartolini, uno degli chef più stellati d’Italia, ha reso iconico il suo risotto alla barbabietola, mentre il danese Rasmus Kofoed, tre stelle Michelin al Geranium, ha creato un amuse-bouche a base di barbabietola croccante, esaltandone il gusto e la texture in modo innovativo. 

Grazie alla sua versatilità e al suo colore vivace, la barbabietola è diventata protagonista di piatti gourmet, dalle tartare vegetali ai dessert a base di barbabietola e cioccolato. La sua capacità di combinare estetica, gusto e benessere la rende un ingrediente perfetto per le tendenze culinarie contemporanee. Un po’ di fantasia e il giusto mix di comunicazione e marketing hanno trasformato una umile radice noiosa che macchiava le mani in un ingrediente sexy e versatile, pronto a indossare con la stessa naturalezza maglietta e pantaloncini per scendere in campo con gli sportivi o un elegante abito da sera per sedere al tavolo dei migliori ristoranti del mondo. 

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